Atteso, tanto atteso e finalmente qui nelle mie mani. Il disco dei The Luxembourg Signal non delude e incanta con la sua valenza ipnotica e squisitamente pop.
Abbiamo già parlato dei componenti del gruppo, del loro glorioso passato (ex Aberdeen, Trembling Blue Stars, Fonda…) e del fatto che da gente così non ci si poteva che aspettare qualcosa di magico e quindi, trovare la conferma alle nostre speranze, beh, non può che farci piacere, ma sinceramente, non avevo dubbi.
Il disco dei The Luxembourg Signal diventa materia calda ed avvolgente, capace di emozionare con il feedback e toni più oscuri, così come con arpeggi delicati e solari. Due anime che si fondono, si rincorrono ed entrano sotto pelle, sublimandosi senza soluzione di continuità. E’ virgulto oscuro e popedelico Drowning che ha visto germogliare in sè i semi piantati dalla scuola Spiritualized o Spaceman 3, così come Dying Star, che apre l’album, è vera e propria esperienza mistica e sensoriale di space-rock: pop e distorsioni, luci e ombre in un brano che si accende più si va avanti, bisogna solo avere il coraggio di lasciarsi andare e di lasciarsi trasportare da quel flusso sonico.
Velluto sulla pelle In Let It Go, che gioca a creare l’atmosfera, accarezzando e procurando brividi e pelle d’oca con quel climax soave e i cori eterei.
Il guitar-pop viene celebrato in tutte le sue forme, con una padronanza assoluta dei mezzi e del respiro ritmico e melodico. Il dream-pop malinconico di Distant Drive, onde che s’infrangono sulla parte più sensibile del nostro sentire interno, l’incanto travolgente di We Go On che rapisce il cuore, l’esplosione iper-melodiosa di She Loves To Feel The Sun o la grazia purissima di Heaven, candida e cristallina: è un mondo magnifico in cui elevare altari a eroi come The Sundays o Mazzy Star è cosa buona, giusta e doverosa.
Non ho ancora parlato di First Light che è perla d’inestimabile valore. Uno di quei brani che da soli rendono un disco indimenticabile: la voce maschile e femminile che trovano il perfetto punto d’incontro, chitarre che segnano lievi tracce sulla sabbia prima e poi graffiano l’anima lasciando rabbiosi lividi e poi ancora brividi, occhi lucidi, Sarah Records, fotografie di un passato che ha segnato il cuore. Bisognerebbe essere grati agli dei della musica per canzoni simili, ma forse basta dire grazie ai The Luxembourg Signal che ci hanno fatto vivere un vero sogno.
Uno dei dischi dell’anno, con buona pace di gruppi come Flowers che un disco così se lo sognano giusto la notte.
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