Oltre ai pionieristici tentativi di catturare frequenze notturne in onda media (che tempi!), a una prima lettura la denominazione The Luxembourg Signal potrebbe non raccontare molto di quanto racchiude al suo interno. Si tratta, di fatto, di una band al debutto, anche se i curricula artistici dei suoi componenti vengono da lontano, tanto da aver permesso loro di vivere i tempi nei quali la radio rappresentava un fondamentale veicolo di diffusione musicale, ma soprattutto di scrivere nel corso degli ultimi due decenni importanti pagine di quell’indie-pop che affondava le proprie radici nell’esperienza-culto della Sarah Records. Non a caso ben tre dei cinque membri della nuova band – Beth Arzy, Johnny Joyner e Brian Espinosa – hanno militato negli Aberdeen e la stessa Beth Arzy è stata per anni la voce femminile degli indimenticabili Trembling Blue Stars.
Con tali premesse, è facile mettere a fuoco la natura della dieci tracce dell’omonimo esordio di The Luxembourg Signal, carezze agrodolci per cuori sottilmente nostalgici ma che pulsano al presente, senza rimpianti dei tempi che furono. E in effetti il lavoro si atteggia a breve ma esaustivo catalogo di reminiscenze del pop chitarristico nineties, ricchissimo di sfumature wave e sottilmente psichedeliche. Senza appiattirsi su nessun riferimento in particolare, il quintetto passa con disinvolta naturalezza dai vortici elettrici pesantemente effettati del granitico incipit “Dying Star” e di “We Go On” (echi di Ride e Spiritualized, per chi amasse le citazioni) ai sogni ad occhi aperti a suon di jingle jangle di ”Distant Drive” e “Let It Go” alle dolcezze di purissimo indie-pop di “Heaven” e del singolo “She Loves To Feel The Sun”, con quest’ultima in particolare in grado di far rivivere, attraverso il cantato della Arzy, le uggiose atmosfere dei Trembling Blue Stars.
Come dimostrano le varie “First Light”, “Drowning” e “Swimming Pool”, le sonorità del disco permangono tuttavia in prevalenza piuttosto dense e volte a una visionaria immediatezza d’impatto, invece conseguita piuttosto dalla scorrevolezza di melodie senza tempo. Proprio in queste ultime risiede l’essenza più apprezzabile del lavoro, quella che restituisce maggiormente il senso del nuovo progetto artistico di un gruppo musicisti navigati, che non si accontentano di rispecchiarsi nel proprio passato ma dimostrano ancora una volta di possedere la sensibilità necessaria per reinventarsi, pur sempre sotto la stella polare di un indie-pop robusto e raffinato.
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